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Il mitico 2020!
Nel far diventare mitici gli anni venti del Duemila in
Carnia,
è stato determinante proprio il
mitico anno
venti. L’anno disgraziato
per eccellenza nella storia della Carnia, perché l’anno della pandemia da
Coronavirus. Ma è stato proprio la disgrazia a motivare la ripartenza. Toccato
il fondo non si poteva far altro che ripartire e si ripartì alla grande avendo
come nuovo motore il Consorzio Industriale che dopo aver mutato il nome da
Cosint a Carnia Industrial Parck decise un nuovo cambio in Agenzia per lo
sviluppo economico della Carnia. Nomen est omen, dicevano i latini a dire che i
nomi a volte sono presagio.
In
effetti avvenne che la nuova Agenzia affiancasse la nuova Comunità (che pure
aveva cambiato nome ritornando allo storico Comunità di Carnia, rinunciando all’orribile “unione territoriale),
in un progetto a doppio motore, la Comunità quello del sociale, l’Agenzia
quello dell’economico.
D’intesa
con la Regione che si lasciò coinvolgere nell’idea che in Carnia si sarebbe
potuto sviluppare un modello si sviluppo delle aree montane da ripetere nelle
altre zone montane della Regione, ma anche a livello nazionale, facendo, a sua
volta, del Friuli Venezia Giulia un modello.
Ovvia,
ma finalmente decisiva, la scelta dell’Agenzia di mettere come premessa ad ogni
possibile altra azione la realizzazione dell’infrastruttura telematica,
arrivando a servire anche i casolari e le malghe.
Ovvio
ma rivoluzionario allo stesso tempo il piano dell’Agenzia per aver finalmente
capito che non si parte dai settori, ma dalle risorse umane. Non basta la leva finanziaria se, non trova
un punto d’appoggio in un nuovo rapporto della gente con il proprio territorio. Da leggere non più come luogo da abbandonare ma
luogo pieno di risorse, per chi le sa trasformare in opportunità d’impresa.
In questa ottica l’Agenzia:
1 –
Ha continuato ad operare come Consorzio
industriale, in linea con quanto stavano facendo gli altri consorzi industriali
e quanto prevedeva la legislazione regionale in materia.
2 –
E’ diventata Ente strumentale della Comunità Montana e quindi attua progetti
per conto della stessa.
3 –
Si è proposta come interfaccia sul
territorio della Carnia degli Enti Regionali che operano per lo sviluppo dei
vari settori, dall’agricolo all’artigianale e anche del turismo, diventando
appunto leader d’un progetto integrato di sviluppo economico del territorio,
affiancato a un progetto di sviluppo sociale gestito dalla UTI/Comunità Montana.
4 – Si è mossa come
interfaccia sul territorio dell’Università di Udine per progetti di ricerca applicata e
trasferimento dei risultati della ricerca, facendo diventare Amaro, (quindi la Carnia) il cuore ove
s’incontra e diventa trasferimento tecnologico l’incontro della ricerca tra
l’Università di Udine e quella di Klagenfurt in un rapporto stretto tra Udine e
Villaco.
5 - E diventata Centro di Innovazione Tecnologica, incubatore di start up. Con il progetto Impresa&Casa ha offerto ai giovani imprenditori lo spazio per attivare l'impresa ma anche la la casa in Carnia ove venire ad abitare, recuperando e sistemando secondo le nuove esigenze abitative, in collaborazione con l'Ater di Udine, case storiche abbandonate
6 –
Si è proposta come interfaccia del
sistema scolastico locale per coordinare
i programmi di alternanza scuola lavoro con l’obiettivo di promuovere una
cultura che valorizzi il fare impresa come scelta di vita, mentre la Comunità
entrava nelle scuole trasformando l’ora di cittadinanza in ora di “cultura d’impresa”
per valorizzare il “fare impresa”.
Fondamentale è stata l’idea di
coinvolgere tutti i 28 Comuni portandoli a definire un progetto di sviluppo del
loro territorio, coordinato dall’Agenzia e dalla Comunità, sull’esempio di
quello di Amaro, considerato prototipo.
Amaro, cuore della Carnia.
Il titolo era nato dall’immagine
del’Autostrada vista come l’arteria polmonare che porta il sangue per il rilancio della
Carnia. Lo svincolo nella Zona Industriale di Amaro costituisce il cuore che
pompa il sangue nell’aorta Amaro-Tolmezzo
dalla quale si diramano le arterie più piccole che portano il sangue
alle Valli della Carnia.
Dalla metafora alla realtà, come
il cuore, lo snodo di Amaro non attrae
dalla Carnia, favorendo lo spopolamento, ma pompa attraverso la rete telematica
idee, iniziative e risorse sul territorio.
Per stare il linea con le
terminologie in uso, Amaro prototipo di smart village per un sistema che fa
della Carnia una smart land. Amaro prototipo di Living Lab "piattaforma sociotecnica con risorse
condivise, un quadro di collaborazione e un contesto di vita reale, che
organizza i suoi stakeholder in un ecosistema di innovazione che si basa su
governance rappresentativa, standard aperti e diverse attività e metodi per
raccogliere, creare , comunicare e fornire nuove conoscenze, soluzioni
convalidate, sviluppo professionale e impatto sociale ”[
Obiettivi.
1 –
Valorizzare lo scambio Autostrada –territorio, cogliendo le opportunità che
derivano dall’attraversamento dell’autostrada, sia sotto il profilo turistico
che sotto quello industriale.
a) Dal punto di vista
industriale la zona di Amaro, attraversata dall’autostrada, può essere punto di
incontro per la ricerca applicata e il trasferimento tecnologico tra le
Università di Udine e Klagenfurt, tra Udine e Villaco
b) Dal punto di vista turistico
l’autostrada può aprire una vetrina sulla Carnia, con il conseguente invito a
visitarla. A questi fine si prevede il recupero dell’Edificio Valli di
Carnia, e la sistemazione urbanistica della zona, trasformando il Casello
autostradale in una sorta di autogrill della Carnia e sulla Carnia
2 –
Invertire la tendenza in atto allo spopolamento, con una politica di sviluppo
che partendo dalla realizzazione d’una efficace rete telematica, favorisca il
rafforzamento dei nodi periferici della rete, e quindi gli insediamenti
periferici facendo della Carnia uno smartvillage. L’immagine iniziale del cuore e del sistema
sanguigno, viene calata sul territorio, attraverso la rete telematica a banda
larga che spilla dall’autostrada e collega il territorio, recuperando e
sviluppando il precedente progetto Mercurio.
3 – Promuovere lo sviluppo
di un sistema turistico basato sul
cicloturismo, che ripeta l’immagine del cuore. Dal cuore di Amaro zona di
scambio autovettura/bicicletta assistita, realizzare il diramarsi di una rete
di percorsi: della Julia Augusta, (per Passo di Monte Croce e rientro da
Tarvisio), dello Zoncolan, della Panoramica delle Vette, della Mauria e tanti percorsi
minori. Amaro diventa il porto ove il cicloturisti lasciano l’auto, quando non
arrivano a La Carnia in treno, o quando sono già in transito sull’Alpe Adria,
per salire nei percorsi delle Valli di Carnia.
La Carnia li accoglie sviluppando un sistema
di ricettività diffusa di Alberghi diffusi, B&B e affittacamere.
4 –
Anche a livello industriale fare della zona industriale di Amaro un hub con spoke nelle diverse valli, da
caratterizzare secondo le vocazioni (Paluzza-Secab) – Villa Santina (agroalimentari)
– Ampezzo (indotto)
5 –
Allargare la zona industriale di Amaro a quella di Stazione per la Carnia,
creando il collegamento auto/rotaia interessante sia a livello industriale che
turistico.
6 –
In ultimo, ma in effetti per primo perché preliminare, ripensare allo sviluppo
partendo dalla valorizzazione delle risorse umane del territorio, interagendo
con il sistema scolastico in un piano scuola.
In questo modo Amaro si è posto
come Comune prototipo. Alla obiezione che non poteva esserlo perché non ha la vocazione turistica, che qualcuno ritiene asse portante per lo
sviluppo futuro della Carnia.
Pur con
delle riserve su questo “asse portante” perché dei carnici si può dire tutto ma
non certo che abbiano il senso dell’ospitalità alla base di questa vocazione, comunque Amaro si è posto come prototipo anche sotto il profilo
turistico, immaginando delle azioni volte a favorire il turismo di giornata, a
vantaggio degli ambienti pubblici locali. Un modello ripetibile su altra scala
per la Carnia, per un turismo plurigiornaliero che favorisca lo sviluppo
dell’imprenditoria della ricettività, affittacamere, B&B, alberghi.
L’azione prevedeva
di valorizzare il paesaggio e quindi la sentieristica che ne favorisce l’uso,
come richiamo turistico. Applicando al territorio l’idea di internet of
things, si era fatto in modo che i
sentieri parlino al turista. Agganciando il suo smarphone il sistema spiega ciò che si vede e lo suggestiona con racconti
e leggende legati ai vari luoghi attraversati. In questo modo il turista
viene indirizzato anche a utilizzare i servizi che offre il territorio.