mercoledì 15 marzo 2017

Innovalp

               
Innovalp, un festival di idee (a mio avviso) senza l’idea chiave              
                Una iniziativa molto apprezzabile quella di Cramars per il loro ventennale, che mi auguro abbia un  grande successo. Anche se, per quanto mi riguarda, ho una riserva di fondo. L’idea d’un festival delle idee fa pensare a una visione in positivo, “liberando la montagna dagli stereotipi e dalla commiserazione”, come si dice nella presentazione. Ma nel programma poi mi sembra si torni invece allo stereotipo della diversità in negativo. Mentre invece, almeno per la Carnia, credo sia il caso di smetterla di piangere sugli handicap.
                Il villaggio di nome Carnia è un villaggio ancorato, attraverso il casello di Amaro, all’autostrada Venezia-Monaco, in una posizione quindi geograficamente strategica, quanto Udine. Per arrivare al casello, dalla maggior parte del territorio, si sta meno di quanto si sta ad attraversare Udine, con qualche curva di troppo, ma con tutti i semafori di meno. Rispetto ai casermoni dei quartieri periferici di Udine, il territorio è articolato in 120 piccoli quartieri residenziali, pregevoli dal punto di vista architettonico e paesaggistico, che garantiscono una qualità della vita molto migliore di quella delle periferie udinesi. Quartieri-paese che consentono interessanti e piacevoli integrazioni del reddito familiare con la gestione degli orti o con la gestione degli spazi abitativi eccedenti a fini di ricettività turistica.
                Un villaggio che non conosce il fenomeno della disoccupazione, (interessato al contrario da un pendolarismo in entrata), che offre opportunità occupazionali interessanti per il livello tecnologicamente avanzato di molte aziende.
                Ciò malgrado è in atto una fuga dall’Eden della Carnia all’inferno dei quartieri periferici di Udine!
                Questo è il problema, per il quale l’unica spiegazione possibile è quella culturale. La generazione del dopoguerra invece che interpretare il villaggio come terra di elezione l’ha visto come terra di maledizione e ha fatto di questa idea un brand da trasmettere alle nuove generazioni.
                La Carnia all’inizio dell’Ottocento aveva 30.000 abitanti all’inizio del Novecento 65.000. La Carnia dei 65.000 è un territorio che per mantenere tutta questa popolazione doveva essere sfruttato in situazioni estreme, fino a dover difendere il bosco dall’aggressione degli umani. E’ questa condizione di vivibilità estrema ad aver generato probabilmente l’idea della terra maledetta. Oggi la Carnia torna ad assestarsi attorno ai 35.000 abitanti che è forse la situazione demografica ideale. Oggi si devono difendere i paesi dall’assalto del bosco. Guardare a ciò che si era e si è perso, perdendo 30.000 abitanti, non ha senso. Va immaginata e riprogettata la Carnia dei 35.000. Un villaggio che sul Collegamento tra l’Adriatico e il Centro Europa sviluppa la sua economia glocale (come è avvenuto nei momenti favorevoli della sua storia dai Patriarchi a Linussio), con il turismo e l’agricoltura settori d’integrazione.
                Convenendo su questa analisi, se il problema è culturale non si può che ripartire dalla scuola, con percorsi didattici che già dalla primaria mettano in evidenza e insegnino ad apprezzare la bellezza dei territori e formino a fruire delle opportunità offerte dai territori stessi. Per fare un esempio fuori dalla Carnia, la scuola materna del piccolo Comune di Montenars non a caso si chiama “scuola nel bosco”

                Resto quindi stupito dal fatto che in un festival delle idee per la montagna non ci sia la scuola, doppiamente sorpreso di questa mancanza, in un avvenimento di così forte impatto, organizzato da un Centro di Formazione. Comunque iniziativa molto apprezzabile che mi auguro venga apprezzata con una partecipazione intensa e attenta.