lunedì 9 gennaio 2017

Dalla scuola la rinascita delle Valli Degano e Pesarina.

Dalla scuola la rinascita in Val Degano e Val Pesarina.

            Un ultimo sassolino si muove e parte una frana imponente. Un insignificante  sassolino  può così prendersi il merito d’aver provocato una frana. Allo stesso modo anche un fatto di per sé insignificante può diventare la prima pietra della rinascita dopo la frana.  Per questo gli storici del fenomeno della rinascita dei mitici anni venti in Carnia, attribuiscono una importanza  tutt’altro che secondaria alla conferenza tenuta dal già citato rompiballe all’inizio del 2017 sulla scuola del futuro in Carnia.
            Fu proprio dall’idea d’una frana che prese avvio il suo discorso. “C’è una frana demografica in atto, tanto vale calcolare dove si potrà fermare e da lì ripartire per ricostruire” Partì dalla previsione che dai 37.000 abitanti del 2017, in pochi anni la frana potesse arrestarsi attorno ai 30.000, e che quello fosse il dato su cui ragionare per immaginare il progetto della rinascita.
            Nulla di preoccupante spiegò dandosi arie da storico, perché la Carnia è sempre vissuta in una guerra continua con il bosco. A momenti l’ha respinto a favore dei prati, a momenti il bosco s’è ripreso il territorio. Nel 1781 la Carnia aveva  25.900 abitanti mentre invece nel 1922 ne aveva 65.850. Dopo un secolo tornare ai 30.000 (o giù di lì) è fisiologico. Ma la Carnia che si può immaginare partendo da questo dato non ha nulla a che vedere con quella che si era sviluppata su un numero più del doppio di abitanti. Ogni rimpianto è una perdita di tempo a partire da quello sul fatto che ogni paese aveva una scuola.
            Dal punto di vista della riorganizzazione scolastica si deve subito immaginare  la Carnia dei tre Istituti comprensivi: Val Tagliamento-Val Degano, Valle del But, e Conca Tolmezzina. Attardarsi su soluzioni intermedie è perdita di  tempo. Una (due al massimo) scuole Secondarie di Primo grado, due (tre al massimo) scuole Primarie per comprensorio. Il come e il dove da programmarsi non pensando alla difesa del numero degli  addetti (insegnanti e Ata), non alle bandierine che ogni Sindaco vorrebbe mantenere nel suo Comune, ma all’interesse dei ragazzi. Da crescere in una scuola di eccellenza se si vuole che possa diventare un motore di eccellenza per la rinascita del territorio.
            Già vent’anni prima con il progetto Sbilfs, in Carnia s’era proposta la teledidattica per  conciliare il decentramento possibile con le pluriclassi, con la necessità di evitare gli handicap che la pluriclasse può portare sotto il profilo didattico. Il rompiballe era stato invitato a conferenziare, proprio perché a suo tempo era stato ideatore di quel progetto. Si pensava che lo riprendesse e rilanciasse e invece…
            Analizzando le soluzioni più avanzate in fase di sperimentazione in Italia ed all’Estero, venne a proporre le CLASSI VIRTUALI A LEZIONE RIBALTATA. Non si trattava d’una provocazione perché la proposta era in linea con quanto  si andava seminando in Alto Friuli. Già il  6 settembre 2016  si era tenuto un convegno sul “Fare didattica utilizzando gli  EAS - episodi di apprendimento situato”. La sua proposta immaginava di portare a sistema le idee di quel convegno: dagli EAS alla Flipped Lesson.
            Flipped era già stata tradotto, con la mania dei termini in friulano, in  “Metìn sot sore”, da lui veniva ritradotto in “ribaltata”. A dar l’idea d’un vero ribaltamento dell’idea tradizionale di lezione frontale. L’uditorio composito non consentiva una trattazione approfondita dell’argomento. Si trattava di buttare un seme, e la conferenza fu l’occasione.
            Casualità o coincidenza! L’idea venne subito  tradotta in un progetto nell’ambito del programma Aree Interne. Nacque così  il programma pilota di scuola a classi virtuali a lezione ribaltata, che aveva come primo ambito di applicazione proprio la Val Degano-Pesarina.
            La scuola Secondaria di Primo grado ad Ovaro e due Primarie: quella di Ovaro per i ragazzi del posto, quella di Comeglians per i restanti Comuni. Le classi vennero collegate in rete a Banda larga convincendo l’Insiel a spillare la fibra dai Comuni. Tutti i ragazzi vennero dotati del Tablet. Le classi dotate della LIM la lavagna interattiva, collegate in rete. Un a grande spesa? Meno di quella necessaria per rettificare una curva o fare un nuovo ponte!
           
            Il concetto di “lezione ribaltata” si fonda sul presupposto che la conoscenza non va trasmessa ma va costruita dando all’insegnante il compito di facilitatore non di trasmettitore. Il secondo presupposto è che le nuove tecnologie amate dai ragazzi, non vanno demonizzate ma utilizzate. Su questi presupposti si sviluppa una didattica che rovescia l’idea tradizionale di lezione. Agli scolari viene anticipato il tema della lezione e vengono suggeriti i siti web ove possono acquisire una prima conoscenza, in classe si passa a ristrutturare le conoscenze acquisite. Si applica così il concetto di base del costruttivismo sociale per il quale  la “conoscenza non è un insieme di nozioni teoriche apprese, ma frutto di un processo dinamico, cioè della partecipazione attiva di un soggetto all'interno di un contesto, data dall'interazione con gli altri membri e la situazione circostante”.

            Il programma sperimentale si sviluppò in collaborazione con l’Università di Udine che mise a disposizione due tutor, con il compito di assistere quotidianamente gli insegnanti impegnati nella sperimentazione, con incarico a tempo pieno.- Un dottorando di Scienze della formazione che si stava specializzando sul tema ed un dottorando di informatica esperto della materia. Il comitato di Pilotaggio era costituito dai cinque sindaci della vallata. Convinti  che il loro compito non fosse solo quello di badare a che la scuola avesse il riscaldamento, s’erano posti finalmente nell’ottica di diventare “manager dello sviluppo economico del loro territorio”, facendosi carico quindi della formazione delle nuove generazioni.
            Per la flessibilità consentita dalle classi ribaltate, le lezioni in aula si tenevano solo alla mattina. I ragazzi rientravano al pomeriggio per il doposcuola nei rispettivi Comuni ove avevano la possibilità di prepararsi alle lezioni del giorno dopo seguiti da un tutor, a spese del Comune, e da animatori volontari, con il compito di sviluppare in loro il concetto ed il valore dell’identità di paese. Incidentalmente questa possibilità consentì ai sindaci di salvare le “bandierine” e rendere più facile l’’accettazione del progetto.
            Originale anche l’organizzazione delle classi come piccole cooperative, su modelli già sperimentati dall’Irecoop di Confcooperative. Divennero comunità di pratica per fare una esperienza di democrazia, attraverso le elezioni del presidente e del consiglio di amministrazione. Ma soprattutto divennero comunità di pratica per inseminare l’idea del fare impresa. Con la collaborazione di volontari del paese le classi attivarono iniziative di produzione e commercializzazione di prodotti agroalimentari, facendo esperienza  “sul campo” di gestione ambientale. Introducendo la metodologia del cooperative learning, dello studio cooperativo condiviso, divennero strumenti per favorire la cultura della condivisione
            Come all’inizio del Novecento era stata l’idea della cooperazione a favorire lo sviluppo della Carnia, si andò affermando l’idea della condivisione (sharing), come chiave per innescare un nuovo processo di sviluppo.
             Sharing-condivisione presupposto del progetto scolastico divenne un “must” per la valle. Sharing nei trasporti. La flessibilità tra scuola e doposcuola avrebbe comportato l’aumento dei costi dei trasporti e invece si giunse all’ eliminazione degli scuolabus sostituiti da una sistema di car pooling e car sharing utilizzando come autisti, genitori, nonni e volontari.
            Dalla scuola il sistema si trasferì al territorio e vennero eliminate anche le corriere.
            Ogni comune si dotò di autovetture da mettere a disposizione in car sharing. Il cittadino che la noleggiava aveva una tariffa scontata, (a titolo gratuito se caricava tre passeggeri). Gli studenti e poi gli abitanti acquistavano dei buoni trasporto  a prezzo agevolato (finanziamento del progetto)  che consegnavano al conducente che scontava il costo del noleggio. Il tutto in forma telematica o cartacea.
            Furono eliminate anche le mense scolastiche. I buoni pasto venivano gestiti condividendo la tavola delle mamme non impegnate al lavoro. Si riuscì persino a superare il disagio dei ragazzi che dovevano partire da più lontano. Si stabilì che le lezioni iniziavano al momento in cui i ragazzi si collegavano con il tablet alla scuola. Quelli di Forni Avoltri lo facevano entrando nelle autovetture dotate di WiFi, quelli di Ovaro entrando in classe.
            Il modello scuola si diffuse al territorio. Il concetto di Sharing consentì ad ogni paese d’avere l’Asilo Nido nella forma del Tagesmutter, la scuola materna nella forma delle classi aperte con il metodo Montessori, che prevede l’avvicinamento del bambino alla natura e al territorio che lo circonda. Gestendo l’orto o l’allevamento di chiocciole, previsto dal metodo, si sviluppò in loro il seme dell’imprenditoria.
            I Sindaci della valle capirono che dallo sviluppo di questo seme dipendeva il futuro della valle come quello di tutta la Carnia. Presero così a gestire sul proprio territorio i programmi di alternanza scuola lavoro introdotti nelle scuole medie superiori, finalizzati a favorire lo sviluppo del seme della cultura d’impresa. Rispetto ad un passato quando l’ideale era quello di poter fare la guardia forestale, prese a passare il messaggio che era stato di Linussio dell’”ex se factus-fattosi da solo”, come ideale per la realizzazione sul piano umano prima ancora che su quello professionale e del business.
             Sharing e Rete divennero le parole chiave anche per lo sviluppo economico. Il car-sharing consentì di risolvere il problema di molti servizi a partire da quello postale per arrivare a quello della spesa a domicilio.
            La condivisione delle case nelle forme del B&B in rete, rilanciò la ricettività che aveva avuto un grande rilievo nella storia della vallata e consentì la ripresa del turismo. La condivisione dell’agroalimentare a chilometro zero, fece della valle Degano-Pesarina un modello da esportare in tutta Europa.
            La integrazione del reddito con attività legate al paese diede una nuova motivazione alla
scelta di vivere in montagna, mentre la scuola ridava nuove motivazioni sul piano culturale, e la riorganizzazione socio sanitaria consentiva una nuova vivibilità.
            Le figure del vigile di paese e dell’infermiere di paese, come terminali locali  della rete carnica dei servizi socio sanitari, ricrearono un clima diverso all’interno dei paesi. Migliorata l’assistenza domiciliare con l’introduzione dei sistemi domotici di vigilanza a distanza, fu possibile anche per gli anziani soli continuare a risiedere il paese. Mentre il collegamento telematico con sistemi avanzati di visione consentiva agli infermieri di paese di operare come terminali del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Tolmezzo i cui medici potevano  partecipare in diretta a definire la diagnosi dei casi esaminati dell’infermiere.
            Alla fine si affermò persino il car-cooking al quale il rompiballe aveva parlato in altra occasione: si diffuse e divenne tradizione, l’idea di condividere in forma comunitaria, il pranzo della domenica.
            Chi avrebbe potuto immaginare che da un seme gettato a scuola, potesse nascere una pianta così nuova e rigogliosa!...
            DD, Degano Domani divenne un marchio!!!